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Gli insaccati, una storia lunga secoli e secoli

LA TRADIZIONE

I salumi italiani, fascino e storia. Apprezzati fin dall’antichità e tutelati dal Rinascimento, la presenza d’insaccati è riferibile già all’epoca etrusca e romana, benché la conservazione della carne risalga addirittura al Paleolitico

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Le prime tracce di veri e propri insaccati le troviamo in un’iscrizione sulla tomba di Ramsete III, nell’Odissea, nelle commedie di Aristofane – in cui viene citata più volte la “lucanica” – così come in quelle di Orazio e Giovenale. Lo stesso Ippocrate, il padre della medicina, considerava la carne di maiale particolarmente preziosa perché digeribile e nutriente. È durante l’epoca etrusca che si cominciano a produrre prosciutti per il commercio, ma è con i Romani che diventa protagonista di feste e banchetti grazie ai progressi fatti nella scelta delle materie prime e nelle tecniche di salagione. Della passione dei Romani per questo salume rimane memoria nell’antica strada dei mercati, via Panisperna ovvero via “pane e prosciutto”. Anche Annibale, il noto condottiero, ne apprezzò il gusto intenso quando i cittadini parmensi glielo offrirono per onorarlo della sua vittoria nella battaglia sul Trebbia

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È a partire dalle invasioni barbariche che si ha un vero e proprio impulso alla diversificazione dei vari tipi di salumi. Nel Rinascimento, quindi, l’arte salumiera si specializza. Nascono le Corporazioni dei Salaroli di Bologna, dei Lardaroli di Parma e dei Norcini di Cascia e Norcia. La produzione degli insaccati continua fino al 1800, quando nascono le prime salumerie e i primi laboratori alimentari. E prosegue oggi, con metodologie nuove ma intatta passione.

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(Informazioni tratte dal portale food-lifestyle.it)