La ricerca storica ha fatto emergere fonti letterarie e documenti di diversa entità e tipologia. ma in grado di attestare da secoli la presenza della lonza nella cultura agroalimentare, gastronomica e conviviale delle Marche.
È emerso il radicamento nella tradizione regionale di questo salume suino, molto frequentemente consumato per autoproduzione nelle famiglie sia contadine che signorili, ma anche ampiamente commercializzato, come dimostrano tariffari e liste di generi commestibili in vendita nei bandi che disciplinavano il commercio. Alcuni documenti manoscritti ed a stampa, ma anche fonti orali raccolte ed indagini sul campo svolte nei decenni scorsi, descrivono variamente le pratiche di confezionamento della lonza. Ricorre sempre questa scrupolosa pratica di massaggiare la parte di lombo con sale e pepe. Si registra sempre poi il profumo e la bagnatura ripetuta ed accurata nel vino, certamente quello più comune e casalingo, prodotto con i vitigni autoctoni.
La Lonza alla Lacrima di Morro d'Alba è un'altra specialità di Corte Marchigiana.
Gli antichi ricettari a stampa offrono rare ma significative citazioni della lonza, comprovandone la diffusione, mentre alcune preparazioni di cucina tradizionali delle campagne, raccolte oralmente dagli studiosi, impiegano questo salume come pregiato ingrediente di pietanze cucinate per occasioni speciali ma anche nel vitto ordinario. Sempre le fonti orali raccolte attraverso colloqui ed interviste, ma anche qualche testimonianza letteraria, raccontano la presenza della lonza tra le portate sontuose di antipasto nei lauti banchetti nuziali contadini, ma anche tra le frugali merende durante i lavori nei campi. Una certificazione preziosa sulla lonza nella storia della tradizione gastronomica e conviviale marchigiana si attinge anche dal repertorio storico - artistico, con documentazioni figurative di questo salume attraverso vivide citazioni iconografiche di nature morte settecentesche eseguite da pittori marchigiani.